GLI ANIMALI SONO PERSONE

Vediamo Perché..

ETIMOLOGIA
Ricerca dell’origine delle parole. dal greco: eteos vero e logia discorso. Discorso sull’intimo senso della parola. L’etimologia a prima vista può essere uno studio stanco della storia delle parole. Eppure, se vista come un percorso di comprensione dello strumento comunicativo più rivoluzionario che l’uomo può vantare – la lingua – permette di cogliere in profondità l’anima originale di una parola, un percorso che permette di riflettere su ciò che diciamo senza arrangiare un groviglio di espressioni tossite, deboli, che suscitano sentimenti non voluti ed indicano con scarsa mira. È un percorso di ponderazione elegante che migliora decisamente la qualità dei pensieri, della comunicazione, e quindi, della vita.

ANIMALE

(lat. anĭmal, da anĭma) – Organismo dotato di sensi e capace di muoversi; proprio dell’anima dal latino: animal derivato di anima anima, affine al greco: anemos vento, soffio (sensi di respiro) e al sanscrito ātman col medesimo significato.

Tutti gli esseri viventi si distinguono in due grandi gruppi: gli animali e le piante (regno animale e regno vegetale). E le scienze biologiche, nel loro vastissimo campo di studio, indagano per l’appunto tutto ciò che si riferisce agli esseri dotati di vita. La distinzione tra animali e piante, facile nei gruppi superiori, risulta oltremodo difficile quando si studiano invece le forme inferiori (Protozoi, Alghe, Funghi). Ciò perché molte di esse hanno insieme caratteri che usualmente si attribuiscono ai due diversi regni. Questa difficoltà dipende essenzialmente dal fatto che, secondo la teoria evolutiva, piante e animali hanno un’origine comune. Tuttavia si possono così indicare i principali caratteri distintivi: 1. movimento: quasi assente nelle piante. 2. metabolismo: gli animali debbono, per vivere, alimentarsi di sostanze organiche, comprese le sostanze proteiche. Invece le piante possono vivere di sostanze minerali, acqua e sali del terreno, anidride carbonica. 3. cellulosa: le piante hanno pareti cellulari di cellulosa; gli animali ne sono privi.

……. Sistema animale o sistema di relazione. – L’insieme delle funzioni di un organismo animale, può venire distinto in due grandi gruppi: funzioni animali e funzioni vegetative. Le prime, che son chiamate animali perché peculiari agli esseri animati, comprendono la sensibilità, i movimenti, gli atti volitivi.

Le funzioni vegetative invece sono quelle che si riscontrano anche nelle piante: respirazione, circolazione, nutrizione, accrescimento, ecc. Il sistema animale comprende quella sezione del sistema nervoso centrale che riceve le sensazioni dall’esterno, le elabora e invia perifericamente gl’impulsi motori; comprende quindi ancora gli organi della sensibilità generale e specifica, il sistema dei muscoli scheletrici (striati) coi nervi che vi arrivano. Poiché il sistema animale esplica la grande funzione di mettere in rapporto l’essere vivente con l’ambiente esterno, rendendolo capace di reagire agli stimoli che dall’esterno gli giungono, esso viene detto anche sistema della vita di relazione. Non soltanto non esiste una separazione assoluta fra i due sistemi, animale e vegetativo, ma vi sono anzi numerose vie di comunicazione nervosa e vascolare e una ripercussione continua tra le funzioni del sistema animale e quelle del sistema vegetativo. Il primo è collocato alla periferia del corpo, il secondo prevalentemente nella cavità del tronco. Nell’encefalo e nel midollo si trovano, sia centri formati da cellule nervose appartenenti alla sezione animale, sia centri appartenenti alla sezione vegetale.

L’animale è quindi l’essere complesso che vive del vivente. Non ha la serena immobilità della pianta, né la sua leggera autosufficienza – che campa di minerali, acqua e luce: l’animale è quello che non si basta, è il peripatetico in perenne ricerca fuori da sé. Per mangiare, per riprodursi, per amare. L’etimologia ci racconta poi una qualità fondamentale dell’animale, la più evidente e la più affratellante: il respiro. L’immagine della vita che si anima col primo soffio che apre i bronchi, e poi la concezione di quello stesso soffio come essenza universale della vita è qualcosa che taglia trasversalmente tutte le grandi culture umane: dall’anima occidentale all’ātman indiano al qi e al ki cinese e giapponese, tutte queste parole hanno lo stesso significato intimo. L’animale diventa allora chi spartisce questo respiro con coscienza via via maggiorefratelli di grado in grado più responsabili.

E siamo ancora a due regni (animale e vegetale) e già non è cosi immediata la distinzione.

ANIMA

ànima s. f. [lat. anĭma, affine, come anĭmus, al gr. ἄνεμος «soffio, vento»]. – 1. Nell’accezione più generica, il principio vitale dell’uomo, di cui costituisce la parte immateriale, origine e centro del pensiero, del sentimento, della volontà, della stessa coscienza morale. Accezioni e determinazioni più partic. ha avuto il termine nelle varie concezioni filosofiche; per es., in Aristotele come principio vitale dell’uomo (a. intellettiva), degli animali (a. sensitiva), delle piante (a. vegetativa), mentre da Platone è chiamata a. razionale la facoltà razionale dell’anima (v. i singoli agg.). a. Considerata nella sua unione col corpo, contrapposta o complementare ad esso: l’uomo è formato di corpo e di a.; è lui, in a. e corpo.

QUINDI ANIMA E’ SIA LA RADICE DELLA PAROLA ANIMALE, CHE UN PRINCIPIO VITALE DELL’UOMO.

PERSÓNA

s. f. [lat. persōna, voce di origine prob. etrusca, che significava propr. «maschera teatrale» e poi prese il valore di «individuo di sesso non specificato», «corpo», e fu usata come termine grammaticale e teologico].

dal latino: per attraverso sonar risuonare (vibrazione). Così era chiamata in antichità la maschera indossata dagli attori, che oltre a coprire il volto funzionava da amplificatore (risuona) per la voce. Dalla maschera si passa al personaggio. Dal personaggio si passa alla persona – uscendo dalla scena. Questa testimonianza storica è tanto eloquente. Rappresenta bene il filo di Arianna che l’uomo si porta dietro uscendo dal teatro, il debito immenso che ha nei confronti di quest’arte per quanto riguarda la conoscenza di sé. Sembra quasi che la persona si veda veramente bene solo da una platea. Che il personaggio si comprenda sinceramente solo quando indossa una maschera – che paradossalmente lo purifica dall’esagerazione controllata e finta del volto (seduzione dello sguardo), restituendoci quello stesso personaggio ma tanto più vivo, tanto più adamantino e tanto più vero.

Nell’etimologia latina, il termine p. indica la maschera teatrale che veniva indossata dagli attori per intensificare la loro voce, facendola per-sonare, e farsi ascoltare anche dagli spettatori più lontani dal palcoscenico. Di qui, l’uso nella filosofia stoica di chiamare p. tutti gli uomini, quali attori nel mondo, destinatari del dovere fondamentale di recitare il ruolo a loro attribuito da dio, dal destino, dalla società (e cosa fa un cane ad esempio? Non recita un ruolo? È cosi fedele al padrone che gli assomiglia, per certi versi, ha le stesse paure, ecc). P. è pertanto colui che è riconoscibile e qualificabile come soggetto di azione, causa del proprio agire….. L’uomo, dunque, è p. perché dotato di un logos, quale capacità di raziocinio e azione, linguaggio e dialogo, coscienza e responsabilità. Nella tradizione filosofica occidentale, il logos tuttavia non è una qualità accidentale dell’uomo, ma sua autentica essenza. Sarà la disgiunzione del paradigma teologico da quello filosofico a fare del logos una qualità non costitutiva dell’essere umano, che si può acquisire o perdere, della quale gli individui devono dar prova per poter essere definiti persone.

Così, nell’epoca contemporanea, dominata dal progresso medico e dallo scientismo tecnologico, che ha seriamente messo in crisi il concetto di p., tutti coloro che non sono in grado di dimostrare tale qualità ricadono nella categoria delle ‘non-p.’: embrioni umani, feti, neonati, soggetti in coma, disabili mentali, venendosi così a configurare una distinzione tra esseri umani e p., sia sul piano filosofico sia sul piano giuridico-sociale, con il rischio di una grave discriminazione nella tutela giuridica della vita, che viene differenziata per gradi. Nel dibattito bioetico attuale, infatti, si è giunti a mettere in dubbio che la vita umana possieda sempre carattere personale e si sono evidenziate due tendenze contrapposte: una a separare il concetto di p. da quello di essere umano e di vita umana, l’altra che, sulla scia della tradizione filosofica occidentale, fa invece coincidere i due concetti.

https://www.focus.it/ambiente/animali/la-coscienza-degli-animali

Anche gli animali hanno diverse personalità. Ci sono le prove per varie specie. Tra gli studi più recenti, un test dall’Istituto di scienze e tecnologie della cognizione del Cnr (Centro Nazionale delle Ricerche) che ha evidenziato 21 tratti di personalità tra i cebi dai cornetti. E, per gli scimpanzé, ecc

CHE COS’E’ FONDAMENTALE PER UN QUALSIASI ORGNAISMO FISICO VIVENTE? L’aria e il cibo
senza, tutti sappiamo che non si sopravvive (
almeno è quello che sappiamo in questo momento storico)

ALIMENTAZIONE

Mentre nell’uso comune il termine a. indica esclusivamente o prevalentemente la scelta, la preparazione e l’assunzione dei cibi, in fisiologia esso assume un significato più estensivo, tale da prendere in considerazione tutte le trasformazioni fisiche, chimiche e fisico-chimiche che gli alimenti subiscono nell’interno del tubo digerente. Intesa in questo senso l’a. va considerata come il primo momento della nutrizione, ossia di quella complessa serie di fenomeni biochimici che condizionano la vita, lo stato di salute e l’omeostasi, e che consentono agli organismi viventi di conservarsi, differenziarsi, moltiplicarsi, adattarsi alle variazioni ambientali, di lottare contro le influenze sfavorevoli, gli agenti patogeni.

NUTRIZIONE

nutrizióne s. f. [dal lat. tardo nutritio -onis, der. di nutrire «nutrire»]. – L’azione, il fatto, il modo di nutrire o di nutrirsi; anche di parti del corpo: arterie che provvedono alla n. (cioè all’irrorazione sanguigna) dei polmoni, delle ossa. In senso concr., quanto serve a nutrire, cibo, alimento, con riguardo alla qualità o alla quantità: n. scarsa, abbondante; avere bisogno di una n. leggera. In senso più specifico, in biologia, il termine indica il complesso dei processi biologici che consentono o condizionano la conservazione, l’accrescimento, lo sviluppo dell’organismo vivente (animale o vegetale) e la reintegrazione delle perdite materiali ed energetiche che accompagnano le diverse attività funzionali;

si distingue una n. autotrofica, caratteristica degli organismi che, effettuando la fotosintesi e la chemiosintesi, sono in grado di trasformare le sostanze inorganiche assunte dall’ambiente nei composti organici necessarî alla loro esistenza, e una n. eterotrofica, caratteristica degli organismi animali, dei saprofiti e dei parassiti che si nutrono di materie organiche già elaborate.

Ma la nutrizione è anche quella dell’Anima
dall’
EPIGENETICA sappiamo che le condizioni ambientali influiscono sui meccanismi con cui una proteina assume una certa conformazione, quindi i prioni possono mediare variazioni di fenotipo influenzate dall’ambiente e per questo rappresentare una modalità di trasmissione dell’informazione di tipo lamarckiano con cui l’organismo si adatta all’ambiente. In poche parole avviene una riprogrammazione del DNA. Quindi nel DNA c’è scritto tutto, come si suol dire, ma non in modo indelebile.

AMBIENTE

L’a. è tutto ciò che circonda e con cui interagisce un organismo. Il concetto di a. è quindi relativo e comprende tutte le variabili o descrittori biotici e abiotici in cui un organismo vive e con cui interagisce nel corso della sua esistenza. L’ a. biotico è costituito dalla componente vivente dell’a. (piante, animali, microrganismi, virus ecc.) e rappresenta l’insieme delle relazioni con le altre specie cui l’organismo deve rispondere (predazione, parassitismo ecc.), incluse anche le relazioni con gli altri individui della stessa specie (competizione, relazioni sociali, familiari, sessuali ecc.). L’ a. abiotico è costituito dalla componente non vivente dell’a. (clima, natura del suolo ecc.) e i parametri cui l’organismo deve rispondere sono temperatura, salinità, pH, illuminazione, concentrazione di ossigeno, piovosità ecc.

RELAZIONE

Connessione o corrispondenza che intercorre, in modo essenziale o accidentale, tra due o più enti (oggetti e fatti, situazioni e attività, persone e gruppi, istituzioni e categorie, fenomeni, grandezze, valori, ecc.). Con riferimento a persone o a gruppi, come rapporto, legame o vincolo reciproco. nel linguaggio sociologico, le forme elementari, soggettive, coscienti e in genere limitate a piccoli gruppi (caratteri che le distinguono dai rapporti sociali) di interconnessione tra due o più soggetti, individuali o collettivi (possono avere carattere affettivo, morale o intellettuale e sono determinate da variabili di tipo emozionale, motivazionale, educativo, ecc.)

QUINDI L’EMOZIONE (positiva o negativa) PUO’ ESSERE UNA CONCAUSA NELLA RIPROGRAMMAZIONE DEL DNA.

ENTANGLEMENT

Partiamo da un principio della fisica quantistica, il fenomeno del entanglement. Se due particelle vengono fatte interagire per un certo periodo di tempo, e poi separate quando si sollecita una delle due in modo da modificarne lo stato, istantaneamente si manifesta sulla seconda particella una analoga sollecitazione e questo accade a qualunque distanza si trovi rispetto alla prima.

Nel 1998 nel corso di un curioso esperimento sono state prelevate alcune cellule dal palato di un uomo e poste all’interno di una provetta, tale provetta è stata collegata a un particolare dispositivo che ne misurava lo stato, anche il soggetto è stato collegato a un identico macchinario, ma posizionato in una differente zona dell’edificio. Hanno fatto guardare al soggetto diversi tipi di programmi televisivi, alcuni presentavano immagini di pace e tranquillità, mentre altri erano violenti ed emozionanti. Si è scoperto così che le cellule del soggetto messe nella provetta registravano la medesima attività, esattamente nello stesso momento in cui la rilevava il soggetto stesso. Quando l’uomo guardava programmi calmi e rilassanti, la risposta fisiologica sia dell’individuo che delle cellule in provetta si calmava, quando si passava ai materiali stimolanti, sia il soggetto che le sue cellule mostravano segni di eccitazione. Gli sperimentatori allontanarono sempre di più il soggetto dalle sue cellule fino a mettere fra di loro una distanza di circa 80 km. Erano trascorsi 5 giorni da quando le cellule erano state prelevate dal palato del soggetto e stavano ancora registrando esattamente la stessa attività all’unisono col soggetto.

In un’altra prova dagli effetti molto simili, ma da un soggetto all’altro anzi che fra un soggetto e le sue cellule; a due persone che non si conoscevano sono stati concessi alcuni minuti per sviluppare una conoscenza superficiale, dopodiché sono stati separati di circa 15 metri e posizionati ognuno all’interno di una gabbia di Faraday, e collegati a un elettroencefalografo. Un fascio di luce proveniente da una penna luminosa è stato proiettato negli occhi del primo soggetto, ma non in quelli del secondo. Nello stesso momento l’attività neurologica di entrambi i soggetti ha mostrato un identica attività elettroencefalografica e lo stesso restringimento della pupilla. Cambiando soggetti e posizionandoli a distanze sempre maggiori fra di loro, gli esiti dell’esperimento sono stati sempre gli stessi. Tale esperimento dimostra che le particelle sono in grado di comunicare tra di loro, trasmettendo ed elaborando informazioni, e che la comunicazione è istantanea a prescindere dalla distanza

Le parole gentili non costano nulla. Non irritano mai la lingua o le labbra. Rendono le altre persone di buon umore. Proiettano la loro stessa immagine sulle anime delle persone, ed è una bella immagine.

Blaise Pascal